Cos’è l’asessualità: una definizione chiara
L’asessualità è un orientamento sessuale caratterizzato dall’assenza, totale o parziale, di attrazione sessuale verso altre persone. Questo non significa essere privi di emozioni, affetto o bisogno di intimità. Le persone asessuali possono amare, avere relazioni profonde, abbracciare, coccolare e anche avere rapporti sessuali, ma senza esserne spinte dal desiderio sessuale.
Secondo lo studio di Bogaert (2004), circa l’1% della popolazione mondiale potrebbe identificarsi come asessuale.
Purtroppo, nella società in cui viviamo, l’assenza di desiderio sessuale viene spesso vista come un problema da risolvere. Ma non c’è nulla da risolvere: l’asessualità non è una malattia, né il sintomo di qualcosa che non va.
Conoscere questo termine e riconoscersi in esso può rappresentare un primo passo fondamentale verso la serenità interiore.
Le diverse forme di asessualità
L’asessualità non è un blocco unico, ma uno spettro di esperienze. Ognuno la vive a modo proprio. Per questo si parla di “spettro asessuale” (ace spectrum). All’interno di questo spettro esistono identità diverse, che spesso si sovrappongono o si modificano nel tempo.
Capire a quale punto dello spettro ci si trova aiuta a dare un nome al proprio vissuto e ad affrontare il disagio con più consapevolezza.
Le quattro categorie più comuni sono:
- Asessualità pura: assenza di attrazione sessuale.
- Gray-asessualità: attrazione sessuale rara o occasionale.
- Demi-sessualità: attrazione sessuale solo dopo un forte legame emotivo.
- Asessualità romantica o aromantica: distinzione tra attrazione sessuale e affettiva.
Vediamole nel dettaglio, perché riconoscersi è il primo passo per accettarsi.
Asessualità pura
Chi si identifica come asessuale puro non prova attrazione sessuale verso nessuno. Può intraprendere relazioni affettive, volere compagnia, innamorarsi, ma non desidera il sesso.
Alcuni asessuali scelgono comunque di avere rapporti sessuali, per amore del partner o per procreare, ma lo fanno senza una spinta di desiderio. Spesso sono persone che da sempre si sentono “diverse” rispetto al modo in cui gli altri parlano del sesso. Magari si sono chieste se fosse un blocco psicologico, un trauma, un problema ormonale. In realtà, semplicemente non provano attrazione sessuale, e va bene così.
Infatti l’asessualità non implica apatia emotiva o freddezza: si può essere affettuosi, profondi e presenti, anche senza desiderio sessuale.
Capire questo aiuta a liberarsi da sensi di colpa o dall’ansia di “dover funzionare”.

Gray-asessualità
La gray-asessualità si colloca tra l’asessualità e la sessualità. Le persone gray-asessuali provano attrazione sessuale molto raramente, oppure in circostanze specifiche.
Alcune la vivono una sola volta nella vita, altre la sentono in momenti particolari (con una sola persona, in un determinato periodo, in determinate condizioni).
Questa variabilità può creare confusione. Chi è gray può chiedersi se sia “sessuale, ma disinteressato”, oppure “asessuale, ma indeciso”. In realtà, fa semplicemente parte dello spettro asessuale.
Le persone gray-asessuali spesso cercano relazioni, affetto, complicità, ma non sempre trovano un linguaggio per raccontare la propria esperienza.
Dare un nome a questa identità, anche se fluida, permette di ridurre il disagio e sentirsi meno soli, dato che è del tutto legittimo non rientrare in schemi rigidi. La sessualità non è binaria, bensì è un mosaico.
Demi-sessualità
La demi-sessualità è una forma di asessualità in cui l’attrazione sessuale compare solo dopo la costruzione di un legame emotivo forte e duraturo. Non basta una simpatia o una frequentazione. Deve esserci una connessione profonda, spesso molto rara.
Le persone demi possono passare mesi o anni senza sentire attrazione sessuale, anche se stanno bene con qualcuno. Solo quando si sentono veramente al sicuro, viste e comprese, può emergere anche il desiderio.
Questa identità è spesso fraintesa: chi è demi può sembrare “freddo all’inizio” o “sessualmente bloccato”, quando invece ha solo bisogno di più tempo e profondità.
Capire di essere demi aiuta a ridefinire le proprie aspettative relazionali e ad accettare i propri tempi, invece di forzarsi a desiderare troppo presto.
Asessualità romantica e aromantica
Un’altra distinzione importante da fare sullo spettro asessuale è quella riguarda tra attrazione sessuale e attrazione romantica.
Gli asessuali romantici provano sentimenti d’amore, si innamorano, cercano legami profondi, ma non desiderano l’aspetto sessuale del rapporto.
Gli asessuali aromantici, invece, non provano attrazione romantica né sessuale. Questo non significa essere freddi o isolati: possono desiderare relazioni strette, amicizie intense, contatti emotivi.
Spesso tendiamo a sovrapporre romanticismo e sessualità, ma in realtà non vanno sempre di pari passo. Proprio per questo, distinguere tali aspetti permette di costruire relazioni più autentiche, dove non si finge attrazione che non c’è, e non si vive in funzione delle aspettative altrui.

Le sfide che affrontano gli asessuali
Essere asessuali in una società sessualmente normata non è solo una questione identitaria, ma spesso un vero e proprio percorso ad ostacoli emotivi e relazionali.
Il mondo che ci circonda dà per scontato che tutti provino desiderio sessuale. Lo vediamo nei film, nelle pubblicità, nei consigli degli amici, nei discorsi dei terapeuti meno aggiornati. Proprio per questo, quando invece il desiderio non si manifesta, o è completamente assente, si rischia di sentirsi sbagliati, invisibili o patologici.
Queste esperienze non sono rare: uno studio condotto da MacInnis e Hodson (2012) ha mostrato che gli asessuali sono tra i gruppi più stigmatizzati, talvolta considerati “freddi”, “anormali” o addirittura “meno umani”.
La verità è che molte persone asessuali convivono con una sofferenza invisibile, generata non dalla loro identità, ma dal modo in cui questa viene ignorata, fraintesa o ridotta a un problema clinico.
Quindi esploriamo ora tre delle principali sfide che gli asessuali affrontano: la confusione identitaria, la complessità relazionale, e l’isolamento sociale.
Confusione identitaria e mancanza di modelli
Molte persone asessuali raccontano di aver passato anni a cercare di capire “cosa non andasse” in loro.
Non provare attrazione sessuale, in una fase della vita in cui gli altri cominciano a parlarne, viverla, desiderarla, può generare un senso di smarrimento profondo.
“Forse sono in ritardo”, “Forse ho subito un trauma”, “Forse mi manca qualcosa”.
Ma il problema non è l’assenza di desiderio: è l’assenza di rappresentazione. Studi come quelli di Yule, Brotto & Gorzalka (2017) mostrano come l’accesso a informazioni corrette e a modelli di riferimento positivi favorisca il benessere psicologico degli asessuali.
Tuttavia, l’asessualità è raramente menzionata nei manuali scolastici, nei media o nei contesti educativi. E ciò rende difficile per molte persone dare un nome al proprio vissuto.
La mancanza di linguaggio genera disagio. E senza parole per definirsi, diventa difficile anche accettarsi. Solo quando si scopre che esiste un’identità chiamata “asessualità”, molti iniziano a sentirsi più sereni. Per questo, l’informazione è uno strumento terapeutico.
Relazioni sentimentali e discrepanza del desiderio
Una delle sfide più dolorose per molte persone asessuali si presenta nel contesto relazionale. In particolare, nelle coppie in cui uno dei due partner è asessuale e l’altro no, emerge quella che gli studiosi chiamano “discrepanza del desiderio”: uno vuole avere rapporti sessuali, l’altro no.
Secondo lo studio di Bogaert (2006), questa discrepanza è spesso causa di frustrazione, sensi di colpa e incomprensione reciproca. L’asessuale può sentirsi inadeguato, “limitante”, o egoista. Il partner può sentirsi rifiutato o poco desiderato. Ne derivano dinamiche relazionali complesse, che rischiano di minare anche l’affetto.
Alcuni asessuali, pur di mantenere la relazione, accettano di avere rapporti sessuali non desiderati. Ma nel lungo termine questo compromesso può causare stress psicologico, disagio corporeo e disconnessione emotiva.
La chiave per affrontare tutto ciò è la comunicazione: parlare apertamente delle proprie sensazioni, dei limiti e dei bisogni. In alcuni casi, il supporto psicologico di un professionista competente sull’asessualità può aiutare la coppia a trovare nuove forme di intimità, più autentiche e meno centrate sul sesso.
Invisibilità e isolamento sociale
Come abbiamo detto, l’asessualità è tra le identità meno rappresentate nei media, nella letteratura e nei discorsi pubblici. Ciò genera un doppio isolamento: da un lato, non sentirsi riconosciuti; dall’altro, essere spesso fraintesi anche da chi ci sta vicino.
La mancanza di rappresentazione può portare a un senso di alienazione e solitudine, come se il proprio modo di essere non avesse diritto di esistere. A ciò si aggiungono gli stereotipi culturali che associano la mancanza di desiderio a problemi psicologici o a una freddezza emotiva.
Secondo MacInnis e Hodson (2012), le persone asessuali sono percepite socialmente come meno empatiche e meno umane rispetto ad altri gruppi. Questo pregiudizio è sottile ma potente: porta a sentirsi “al margine” anche in contesti inclusivi.
Chi è asessuale può faticare a entrare in conversazioni, scherzi o dinamiche sociali incentrate sul sesso. Può evitare il confronto o restare in silenzio, per paura del giudizio. E nel tempo, questo può generare autoesclusione e perdita di fiducia nelle relazioni.
Contrastare l’isolamento significa creare reti, comunità, spazi sicuri. E, quando serve, intraprendere un percorso psicologico che permetta di costruire un’identità stabile e relazioni basate sulla verità di ciò che si è.
Strategie per conoscersi e capirsi meglio
Capirsi è un viaggio, non una diagnosi. E se ti stai chiedendo se potresti essere asessuale – o se semplicemente non ti riconosci nei modelli di sessualità dominanti – il primo passo è offrirti uno spazio di ascolto, non di giudizi.
Esistono strumenti concreti per esplorare la propria identità sessuale con più consapevolezza e serenità. Non servono etichette rigide, ma domande oneste, confronto, e sostegno adeguato.
Ecco alcune strategie per iniziare a orientarti.
Ascolta il tuo corpo e le tue emozioni
Tieni un diario per osservare quando (e se) provi attrazione sessuale, desiderio fisico o intimità emotiva.
- Quali situazioni ti fanno sentire bene?
- E quali ti irrigidiscono?
Noterai dei pattern che possono aiutarti a comprendere il tuo rapporto con la sessualità, senza obbligarti a definirti subito.
Confrontati con chi ci è passato
Quando senti di essere “diverso”, la solitudine può diventare il peso più grande. A volte non è il non-desiderare a far soffrire, ma il non sentirsi compresi da nessuno. In questi casi, trovare persone che parlano la tua stessa lingua può cambiare tutto.
Esistono comunità come AVEN (Asexual Visibility and Education Network) in cui migliaia di persone condividono esperienze, dubbi, emozioni. Puoi leggere storie simili alla tua, fare domande senza temere giudizi, e scoprire che non sei l’unico ad aver provato confusione, disagio o fatica a spiegarti.
Confrontarsi non significa farsi dire cosa sei, ma sentirsi visti, riconosciuti, specchiati. A volte basta un commento, un post, una frase per respirare meglio.
Le storie degli altri non ti diranno chi sei, ma ti aiuteranno a capire che ci sono molti modi validi di vivere la sessualità e l’affettività – anche fuori dai copioni che tutti sembrano seguire.
Impara a comunicare con chi ti sta vicino
Se sei in coppia – o desideri esserlo in futuro – affrontare il tema della sessualità può sembrare spaventoso, soprattutto se temi di non essere compreso. Ma parlare apertamente del tuo modo di vivere il desiderio (o della sua assenza) è un passo fondamentale per costruire una relazione sana.
Non serve avere tutte le risposte. Non è necessario dire “sono asessuale” con certezza matematica. A volte basta dire “sto cercando di capire”, “non provo quello che gli altri sembrano provare”, oppure “non sento il sesso come una mia priorità”.
Queste frasi, anche se semplici, sono porte che si aprono alla possibilità di farsi conoscere davvero.
Una comunicazione onesta non risolve tutto, ma crea rispetto reciproco, evita fraintendimenti dolorosi e permette di esplorare altre forme di intimità, come l’affetto, il contatto, la complicità emotiva.
Se il tuo partner è disposto ad ascoltare, questo dialogo può rafforzare la relazione. Se invece trovi chiusura o giudizio, è un segnale prezioso: meriti di essere amato per ciò che sei, non per ciò che dovresti essere.
La sessualità non è l’unico linguaggio dell’amore. Ma la verità, detta con dolcezza, è sempre la base di qualsiasi relazione autentica.

Un percorso possibile, senza forzature
Esplorare la propria identità sessuale non è sempre un processo lineare. Spesso richiede tempo, pazienza e la disponibilità a convivere con il dubbio, almeno per un po’.
Molte persone asessuali – o che non si riconoscono nelle aspettative dominanti – raccontano di aver attraversato fasi di confusione, silenzi forzati, tentativi di adattamento. Non perché ci fosse qualcosa da nascondere, ma perché mancava uno spazio sicuro in cui potersi raccontare per ciò che sono, senza doversi giustificare.
La pressione sociale porta a credere che il desiderio sessuale sia una componente obbligatoria della salute, dell’amore e dell’identità. Ma non è così. La sessualità umana è più complessa, più fluida, più personale di quanto ci venga spesso raccontato.
Capirsi, in questo contesto, non significa trovare una definizione rigida, ma iniziare a riconoscere e accogliere i propri vissuti con più lucidità, e con meno senso di inadeguatezza.
E se questo percorso ti sembra troppo da affrontare da solo, ci sono professionisti che possono accompagnarti. Non per dirti chi sei, ma per aiutarti a scoprirlo con maggiore serenità.
Se senti il bisogno di chiarirti, o anche solo di parlarne in un luogo dove non servono maschere, puoi prenotare una consulenza.
È uno spazio protetto, dove ascolto e rispetto vengono prima di ogni definizione.
Domande frequenti sull’Asessualità
Che cos’è l’asessualità?
L’asessualità è un orientamento sessuale caratterizzato dall’assenza, totale o parziale, di attrazione sessuale verso altre persone. Non significa essere privi di affetto, emozioni o desiderio di relazioni.
Come faccio a capire se sono asessuale?
Non esiste un test assoluto. Se non provi attrazione sessuale o ti senti in difficoltà rispetto alla sessualità tradizionale, potresti appartenere allo spettro asessuale. Parlare con un professionista può aiutarti a fare chiarezza.
Essere asessuali significa non volere relazioni?
No. Molti asessuali desiderano relazioni affettive, romantiche o amicali molto profonde. L’assenza di desiderio sessuale non implica assenza di legami o intimità emotiva.
Esistono forme diverse di asessualità?
Sì. Lo spettro asessuale include identità come la gray-asessualità, la demi-sessualità e le distinzioni tra attrazione sessuale e romantica. Ogni persona può viverle in modo unico.
L’asessualità è una malattia o un disturbo?
Assolutamente no. È una delle tante possibili varianti dell’orientamento sessuale umano. Non va “curata”, ma riconosciuta e rispettata.
Posso essere asessuale e cambiare nel tempo?
Sì. Per alcune persone l’esperienza dell’asessualità è stabile, per altre può essere fluida. È normale che la propria relazione con il desiderio cambi nel corso della vita.
Bibliografia e fonti
- Bogaert, A. F. (2004). Asexuality: Prevalence and associated factors in a national probability sample. Journal of Sex Research, 41(3), 279–287.
- MacInnis, C. C., & Hodson, G. (2012). Intergroup bias toward “Group X”: Evidence of prejudice, dehumanization, avoidance, and discrimination against asexuals. Group Processes & Intergroup Relations, 15(6), 725–743.
- Yule, M. A., Brotto, L. A., & Gorzalka, B. B. (2017). Mental health and interpersonal functioning in self-identified asexual men and women. Psychology & Sexuality, 8(2), 114–127.
- Decker, J. (2015). The Invisible Orientation: An Introduction to Asexuality. Skyhorse Publishing.
