Se hai iniziato a leggere questo articolo, probabilmente conosci fin troppo bene la sensazione di essere invisibile. Quel bruciore, quel fastidio costante che condiziona ogni tuo movimento, ogni decisione, ogni momento di intimità. Attraverso la mia esperienza clinica, ho incontrato decine di donne che, prima di arrivare nel mio studio, hanno sentito ripetere troppe volte: “È tutto normale“, “Non c’è niente“, “Passerà da solo“, “È solo stress“.
Nonostante le rassicurazioni degli altri, tu lo sai, nel profondo del tuo essere: non è normale. E soprattutto, non sta passando.
Da mesi, forse anni, convivi con questo dolore alla vulva: un bruciore persistente, un pizzicore improvviso, una sensazione fastidiosa che si riaccende nei momenti più intimi o semplicemente stando seduta.
Probabilmente hai consultato diversi specialisti, fatto esami, provato farmaci, cambiato ginecologi. Eppure, nulla è cambiato. E ogni nuova delusione, ogni diagnosi mancata, ti ha fatto sentire più sola, più incompresa, più scoraggiata.
In questo articolo esploreremo l’ipnosi clinica come trattamento per la vulvodinia: un approccio efficace supportato da evidenze scientifiche, che offre una soluzione concreta per chi convive con questo dolore vulvare cronico tanto invisibile quanto invalidante.
Comprenderai come funziona l’ipnosi nel trattamento del dolore pelvico, perché risulta particolarmente efficace per alleviare i sintomi della vulvodinia e cosa aspettarti concretamente da un percorso strutturato per il tuo benessere intimo.
Indice
- Vulvodinia cronica: cos'è e come impatta la vita quotidiana
- Ipnosi Clinica per la vulvodinia: un trattamento efficace per il dolore vulvare cronico
- L'efficacia dimostrata: cosa dice la ricerca scientifica
- Come si svolge un percorso di ipnosi per alleviare il dolore da vulvodinia
- Un caso reale: il percorso di Chiara e la conquista del piacere perduto
- Cosa puoi aspettarti: risultati concreti e duraturi
- Liberati dal dolore vulvare: l'ipnosi clinica come soluzione alla vulvodinia cronica
- Domande frequenti sull’ipnosi e la vulvodinia
- Bibliografia
Vulvodinia cronica: cos’è e come impatta la vita quotidiana
La vulvodinia è un dolore cronico localizzato nella zona vulvare senza una causa organica immediatamente identificabile. Non ci sono lesioni visibili, non ci sono infezioni attive evidenti. Ed è proprio per questa “invisibilità” che chi ne soffre spesso si sente messa in discussione, non creduta, abbandonata in un limbo di sofferenza e incomprensione.
Nella mia pratica clinica, ho osservato come questo dolore “invisibile” agli occhi esterni sia capace di condizionare ogni aspetto della vita: la sessualità, certamente, ma anche il modo in cui ti muovi, ti vesti, lavori, vivi le relazioni, percepisci il tuo stesso corpo.
I molteplici volti del dolore: sintomi e impatti
Il dolore da vulvodinia si manifesta in forme diverse da persona a persona, rendendo ogni caso unico. Tuttavia, nel corso degli anni di lavoro con donne affette da questa condizione, ho identificato alcuni pattern ricorrenti:
- Bruciore persistente o intermittente, che può variare di intensità durante il giorno o durante le fasi del ciclo. Una paziente lo descriveva come “avere sempre un fiammifero acceso sotto la pelle“.
- Dolore al contatto, che rende difficili o impossibili rapporti sessuali, visite ginecologiche, uso di tamponi. Questo aspetto è particolarmente devastante per la vita di coppia e l’autostima.
- Fastidio con indumenti aderenti o durante la seduta prolungata, che limita attività quotidiane apparentemente banali. Ho avuto pazienti che hanno dovuto cambiare lavoro perché non riuscivano più a stare sedute alla scrivania.
- Sensazione di abrasione, gonfiore o irritazione anche in assenza di stimoli esterni, come se il corpo stesse reagendo a un pericolo inesistente.
- Contrazione involontaria dei muscoli del pavimento pelvico (vaginismo), che può accompagnare o derivare dalla vulvodinia, creando un ulteriore strato di protezione ma anche di dolore.
Ciò che rende la vulvodinia particolarmente insidiosa, tuttavia, è il suo profondo impatto emotivo e relazionale. Attraverso i colloqui con decine di donne nel mio studio, emergono costantemente questi vissuti:
- Paura del contatto e dell’intimità, che porta gradualmente all’evitamento
- Ansia anticipatoria (“succederà di nuovo?“) che mantiene il corpo in uno stato di allerta costante
- Calo del desiderio sessuale, come naturale protezione da un’esperienza associata al dolore
- Sensazione di inadeguatezza come donna e come partner, spesso rafforzata da incomprensioni nella relazione
- Vergogna e isolamento, perché parlare di dolore vulvare resta un tabù
- Frustrazione crescente per la mancanza di risposte e soluzioni efficaci
A causa di questi fattori interconnessi, si crea un circolo vizioso devastante:
Più paura → più tensione → più dolore → più chiusura → meno piacere → più paura.
Un ciclo che sembra impossibile da spezzare senza un intervento mirato che agisca contemporaneamente sui diversi livelli coinvolti.
Alle radici del dolore: perché la vulvodinia non è “solo nella tua testa“
Una delle frasi più dolorose che molte donne con vulvodinia si sentono dire è che il loro problema è “psicologico”, spesso con una connotazione che minimizza o addirittura colpevolizza.
Personalmente respingo fermamente questa dicotomia fuorviante tra “fisico” e “psicologico”. La verità, come emerge chiaramente dalle più recenti ricerche neuroscientifiche, è molto più complessa.
Infatti, la vulvodinia nasce dall’interazione di diversi fattori:
- Fisici: infezioni vaginali recidivanti (come la candida), traumi locali (da rapporti dolorosi, parto, interventi), alterazioni del microbioma vaginale
- Ormonali: uso prolungato di contraccettivi orali, cambiamenti ormonali
- Neurologici: iperattività dei nervi periferici, sensitizzazione centrale al dolore
- Muscolari: tensione cronica del pavimento pelvico
- Emotivi e psicologici: ansia, stress, traumi passati, esperienze negative legate alla sessualità
Quello che accade nel corpo di chi soffre di vulvodinia è una risposta neurobiologica appresa: il sistema nervoso centrale inizia ad associare certe situazioni (intimità, penetrazione, pressione) a una minaccia e mantiene l’allarme acceso anche quando il pericolo non c’è più.
Una donna, psicologa lei stessa, una volta mi ha detto: “Il mio cervello ha imparato a proteggermi dal dolore, ma ora la protezione è diventata il problema“. Questa frase cattura perfettamente l’essenza del meccanismo in gioco.
Non è quindi “nella tua testa” – è nel tuo sistema nervoso, nei tuoi muscoli, nelle tue terminazioni nervose, nella complessa interazione mente-corpo. Ed è proprio per questa complessità che servono approcci integrati come l’ipnosi clinica.

Ipnosi Clinica per la vulvodinia: un trattamento efficace per il dolore vulvare cronico
È qui, in questo intricato intreccio tra corpo, mente e sistema nervoso, che l’ipnosi clinica può fare una differenza sostanziale.
Innanzitutto, dimentichiamo subito l’immagine dell’ipnosi da spettacolo con pendoli oscillanti e comandi da manipolatore. Sono ormai almeno due decenni che noto come questa rappresentazione distorta allontani molte persone da uno strumento prezioso.
L’ipnosi clinica è, al contrario, una tecnica scientificamente validata, utilizzata in ambito medico, psicologico e neuroscientifico per affrontare una vasta gamma di condizioni, particolarmente quelle in cui la connessione mente-corpo gioca un ruolo centrale.
Dal mio punto di vista, l’ipnosi rappresenta una via privilegiata per accedere alle risorse inconsce della persona, bypassando le resistenze cognitive che spesso mantengono i pattern di dolore. Mentre altre tecniche lavorano principalmente sul livello cognitivo o esclusivamente su quello corporeo, l’ipnosi crea un ponte tra questi diversi livelli di esperienza.
In termini semplici, l’ipnosi è uno stato naturale della mente in cui:
- L’attenzione diventa più focalizzata e selettiva
- L’attività critica si riduce temporaneamente, permettendo nuove associazioni
- La capacità di rispondere positivamente a suggestioni aumenta
- Il corpo raggiunge un profondo rilassamento
Questo stato è simile a quello che sperimentiamo naturalmente quando siamo completamente immersi in un libro o in un film, o quando guidiamo per lunghi tratti in autostrada entrando in una sorta di “pilota automatico”. Non c’è nulla di misterioso: è una capacità naturale che tutti possediamo e che nell’ipnosi viene utilizzata a scopo terapeutico.
Ricordo una donna, che alla sua prima esperienza ipnotica esclamò sorpresa: “Ma è come quando mi perdo nei miei pensieri guardando il mare! Solo che questa volta mi sono persa in sensazioni piacevoli invece che in preoccupazioni“. Questa osservazione coglie perfettamente l’essenza dell’esperienza ipnotica.
In questo stato, è possibile accedere a risorse interne profonde, modificare percezioni, cambiare automatismi corporei, e insegnare al sistema nervoso nuove risposte al posto di quelle dolorose.
Come l’ipnosi allevia concretamente il dolore nella vulvodinia
L’ipnosi non è magia e non “cancella” semplicemente il dolore. Lavora in modo profondo sui diversi livelli coinvolti nella vulvodinia:
1. Rilassamento del sistema nervoso autonomo
Molte donne con vulvodinia vivono in uno stato di iperattivazione costante del sistema nervoso simpatico (quello della risposta “combatti o fuggi”). L’ipnosi aiuta ad abbassare questa attivazione e a stimolare il sistema parasimpatico, responsabile del rilassamento, della rigenerazione, della guarigione.
Nella mia pratica clinica, utilizzo spesso una metafora che le pazienti trovano illuminante: “Il tuo sistema nervoso è come un allarme antincendio troppo sensibile, che suona anche quando c’è solo il vapore della doccia. Non è difettoso – sta facendo il suo lavoro troppo bene. Con l’ipnosi, ricalibriamo la sensibilità dell’allarme”.
Questo significa: minore ipersensibilità, riduzione dell’infiammazione neurogenica, abbassamento della percezione del dolore.
2. Rilascio delle tensioni muscolari profonde
Il dolore induce protezione, e la protezione nel corpo si traduce in contrazione. Con l’ipnosi si può lavorare direttamente sul rilassamento del pavimento pelvico e delle zone circostanti, guidando la mente a inviare al corpo messaggi di sicurezza e apertura.
Una delle differenze fondamentali rispetto agli esercizi fisici tradizionali è che l’ipnosi può raggiungere anche tensioni muscolari inconsce, quelle che resistono al controllo volontario. Ho visto clienti che, nonostante mesi di fisioterapia, mantenevano contrazioni di cui non erano consapevoli e che sono state rilasciate solo in stato di trance.
3. Ristrutturazione delle credenze limitanti
Dopo mesi o anni di dolore, molte donne sviluppano, senza volerlo, convinzioni profonde come:
- “Il mio corpo è difettoso“
- “Non guarirò mai“
- “L’intimità significa solo dolore“
- “Non posso fidarmi del mio corpo“
Queste credenze, seppur comprensibili, rinforzano il circolo del dolore. L’ipnosi permette di sostituirle con credenze più funzionali, radicate non solo a livello cognitivo ma anche emotivo e somatico.
Una paziente, dopo alcune sedute, mi disse: “È come se avessi avuto un sottofondo musicale angosciante nella mia testa per anni, e ora qualcuno ha cambiato la melodia“. Questa metafora descrive perfettamente il cambiamento nelle credenze profonde che l’ipnosi può facilitare.
4. Riconnessione con l’immagine corporea
Quando il dolore è localizzato in un’area intima e carica di significati come la vulva, quella zona può diventare emotivamente “rimossa”, distaccata dall’immagine corporea. Alcune donne non riescono più a “sentirla” se non attraverso il dolore, o la percepiscono come estranea, danneggiata.
L’ipnosi guida la persona a ricostruire un’immagine positiva, sensibile e integra della propria vulva e dell’intero corpo, riappropriandosi di sensazioni diverse dal dolore.
Un pattern che riscontro frequentemente in studio è come, durante la trance, molte donne riescano a “sentire” nuovamente la zona vulvare in modo neutro o persino piacevole, spesso per la prima volta dopo anni. È come se il cervello riscoprisse che quella parte del corpo può inviare anche segnali diversi dal dolore.

L’efficacia dimostrata: cosa dice la ricerca scientifica
L’efficacia dell’ipnosi per il trattamento del dolore cronico e, specificamente, per la vulvodinia è supportata da numerosi studi scientifici:
- Montgomery et al. (2000) hanno documentato che l’ipnosi è tra gli strumenti più efficaci per il dolore cronico, con risultati superiori alla media delle tecniche psicologiche standard
- Pukall et al. (2007) hanno rilevato miglioramenti significativi nelle pazienti trattate con ipnosi per vulvodinia rispetto a quelle seguite solo con fisioterapia o counseling tradizionale
- Frederick & McNeal (1999) hanno documentato casi di remissione completa del dolore vulvare dopo cicli di ipnosi focalizzati sul rilassamento e sulla ristrutturazione del vissuto corporeo
Questi risultati si spiegano con le evidenze neuroscientifiche che mostrano come, durante la trance ipnotica, si attivino selettivamente aree cerebrali coinvolte nella modulazione del dolore, nel tono muscolare e nella risposta emotiva (Rainville et al., 1997).
Come si svolge un percorso di ipnosi per alleviare il dolore da vulvodinia
Un percorso ipnotico efficace non si basa su formule magiche o su una bacchetta magica che fa scomparire il dolore istantaneamente. Al contrario, si tratta di un processo strutturato e progressivo che tiene conto della complessità del dolore e della persona che lo vive.
Nella mia esperienza, ogni percorso è unico e personalizzato, ma segue alcune tappe fondamentali che ti aiuteranno a comprendere cosa aspettarti:
1. Incontro iniziale: la fase dell’ascolto e della comprensione profonda
La prima seduta è interamente dedicata all’ascolto. Non si entra subito in ipnosi, perché prima di tutto è importante conoscere la tua storia: non solo i sintomi, ma anche il modo in cui il dolore ha influito sulla tua vita, sulle relazioni, sull’immagine che hai di te stessa.
In questa fase, una domanda che pongo regolarmente e che spesso apre prospettive inaspettate è: “Se questo dolore potesse comunicare qualcosa, quale messaggio starebbe cercando di trasmetterti?“. Le risposte a questa domanda spesso rivelano intuizioni preziose sul significato personale del dolore.
Durante questo primo incontro, si raccolgono informazioni cliniche, ma anche emotive, sessuali, relazionali. E soprattutto, si costruisce un’alleanza: un patto di fiducia reciproca, in uno spazio sicuro dove puoi raccontarti senza essere giudicata o ridotta a un’etichetta.
Ti garantisco che tutto ciò che condividi resta protetto dal segreto professionale, e che ogni tuo dubbio o domanda sarà accolto con rispetto e senza giudizio.
2. Le sessioni ipnotiche: entrare in uno spazio di trasformazione
A partire dal secondo incontro, iniziamo il lavoro ipnotico vero e proprio. Ogni seduta si articola in tre momenti distinti:
- Induzione: utilizziamo tecniche personalizzate che ti aiutano a raggiungere uno stato di trance naturale, in cui l’attenzione si focalizza e il corpo si rilassa profondamente. Contrariamente a quanto si vede nei film, non perderai mai il controllo né farai cose contro la tua volontà. Resterai sempre consapevole e potrai interrompere il processo in qualsiasi momento lo desideri.
- Fase di cambiamento: in questo spazio interiore protetto, lavoriamo sulle componenti del dolore attraverso immagini, suggestioni, metafore e dialoghi interni. È qui che si interviene sul sistema nervoso, sui muscoli, sulle credenze radicate, facilitando un nuovo modo di sentire e percepire. Un esempio concreto: con una cliente abbiamo lavorato con l’immagine di una “manopola del dolore” che lei poteva gradualmente abbassare, prima in trance e poi nella vita quotidiana. Questa semplice ma potente metafora le ha permesso di sviluppare un senso di controllo che prima le mancava completamente.
- Integrazione: si torna gradualmente allo stato ordinario di coscienza, portando con sé ciò che è stato appreso. Si rafforzano le risorse attivate, si dà continuità all’esperienza.
Dai colloqui con le mie pazienti, emerge spesso la sorpresa per quanto l’esperienza ipnotica sia diversa da come l’avevano immaginata.
La reazione può essere perfettamente sintetizzata da questa frase: “Mi aspettavo di ‘perdere i sensi’, invece ero più presente a me stessa che mai”.
3. Obiettivi del lavoro ipnotico
Le sessioni mirano a ottenere benefici concreti su diversi livelli:
- Rilassare il sistema nervoso autonomo e ridurre l’iperattività che alimenta il dolore
- Sciogliere le tensioni muscolari profonde del pavimento pelvico, spesso mantenute in modo inconscio
- Modificare le credenze negative legate al corpo e all’intimità
- Riabilitare la percezione sensoriale della zona vulvare, liberandola dall’associazione automatica con il dolore
- Ricostruire un’immagine corporea integrata, accogliente e non più definita dalla sofferenza
Una paziente, insegnante di yoga, ha descritto così il cambiamento: “Prima percepivo la mia vulva come un territorio nemico, ora la sento nuovamente come una parte di me, una parte che può provare sensazioni diverse, non solo dolore“.
4. Il lavoro tra le sedute
Il cambiamento non avviene solo nello studio. Per questo, tra un incontro e l’altro, riceverai registrazioni audio personalizzate, create specificamente per te durante le nostre sedute. Queste registrazioni ti aiuteranno a:
- Rinforzare i risultati ottenuti durante gli incontri
- Sviluppare autonomia nel gestire i momenti difficili
- Mantenere vivo il processo di cambiamento anche nella quotidianità
Una paziente ha definito queste registrazioni come “un’ancora nei momenti di tempesta”, un modo per ritrovare rapidamente lo stato di benessere sperimentato in seduta.

Un caso reale: il percorso di Chiara e la conquista del piacere perduto
Chiara (nome di fantasia) ha 34 anni. È una donna brillante, con una carriera ben avviata e una relazione stabile da anni. Quando ci siamo incontrati per la prima volta, era seduta rigida sulla sedia, le mani intrecciate sulle ginocchia e uno sguardo che alternava stanchezza e una lieve, ostinata speranza.
Soffriva di un dolore vulvare costante da quasi due anni. Bruciore, fitte improvvise, disagio durante i rapporti, a volte anche solo stando seduta a lungo. Aveva consultato cinque ginecologi, fatto ecografie, tamponi, terapie ormonali, antimicotici. Tutto con la stessa risposta: “Non c’è nulla che non vada“.
«Non mi fido più del mio corpo», mi ha detto durante il primo colloquio. «È come se mi tradisse ogni volta. E io mi sento… sparita.»
Le prime sedute: ricostruire la sicurezza
Abbiamo cominciato lavorando sulle basi: rilassare il sistema nervoso, riportare il corpo in uno stato di sicurezza. Le prime sedute sono state dedicate solo a questo: creare uno spazio interno calmo, rallentare, insegnare al sistema a non attivarsi sempre come se fosse in pericolo.
Dopo un paio di incontri, Chiara mi ha scritto un messaggio breve ma significativo:
“Ieri sono riuscita a stare seduta due ore di fila al cinema. E non ho pensato al dolore. È poco, ma per me è tantissimo.”
Quello era il primo segnale che qualcosa stava cambiando.
Abbiamo poi iniziato a esplorare, nello stato ipnotico, le zone del corpo “spente” o iperattivate, usando immagini e metafore per guidare nuove risposte sensoriali.
In una delle sedute, Chiara ha immaginato la sua vulva come una stanza chiusa a chiave da tempo. Non voleva forzare la serratura: ha deciso di bussare piano, ogni volta un po’ di più.
La battuta d’arresto: quando il dolore ritorna
Ma non è stato tutto lineare. A un certo punto, dopo qualche progresso, è arrivata una battuta d’arresto.
Durante un rapporto con il suo compagno, il dolore è tornato all’improvviso, più intenso. Chiara è piombata in un senso di fallimento profondo.
Nella seduta seguente ha pianto in trance. Non per il dolore fisico, ma per quello emotivo. Il senso di impotenza, la vergogna, la paura di non essere “abbastanza“.
Non abbiamo cercato di “riparare” subito. Abbiamo dato spazio a quelle emozioni, abbiamo lasciato che il corpo le sentisse, le attraversasse, le nominasse.
Oltre il dolore: riscoprire il piacere
Poi abbiamo lavorato su una cosa diversa: il significato del piacere. Non solo il piacere sessuale, ma quello quotidiano, corporeo, semplice. Passeggiare a piedi nudi, farsi accarezzare dal sole, sentire il calore di una coperta. Ricordare che il corpo non è solo un veicolo di dolore.
Nel tempo, Chiara ha ricominciato a fidarsi di sé. Il dolore non è scomparso in un colpo solo, ma ha smesso di dominarla. Ha imparato a riconoscere i segnali prima che si trasformassero in crisi. I rapporti sessuali, con alcune accortezze e una nuova comunicazione col partner, sono tornati. Ma più di tutto, è tornata lei. La donna che si sentiva “sparita” ha ricominciato a esserci.
La sua frase, nell’ultima seduta, è quella che custodisco più gelosamente:
“Credevo di dover guarire per sentirmi viva. Invece ho cominciato a sentirmi viva… e poi sono guarita.”
Questo è il cuore del lavoro ipnotico: non una tecnica, ma un processo in cui mente e corpo, guidati con rispetto, iniziano a raccontarsi una nuova storia.
Una storia in cui il dolore non ha più l’ultima parola.
Cosa puoi aspettarti: risultati concreti e duraturi
Cosa puoi aspettarti dall’ipnosi clinica: risultati concreti contro il dolore vulvare cronico
Ogni donna risponde in modo unico al trattamento con ipnosi clinica, ma attraverso la mia esperienza terapeutica con numerose pazienti affette da vulvodinia cronica, ho osservato alcuni miglioramenti significativi e ricorrenti:
- Riduzione dell’intensità e frequenza del dolore vulvare durante i rapporti sessuali o nelle attività quotidiane
- Maggiore rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico, spesso contratti cronicamente in risposta al dolore
- Recupero graduale della fiducia nel proprio corpo e nelle proprie sensazioni intime
- Ripresa di una vita sessuale soddisfacente, con recupero del desiderio e del piacere perduto a causa del dolore
- Nuova percezione della zona vulvare, meno definita dal dolore e più connessa a sensazioni di benessere
- Miglioramento generale della qualità della vita, con riduzione significativa di ansia e stress associati al dolore cronico
È importante sottolineare che l’ipnosi clinica per la vulvodinia non sostituisce la fisioterapia pelvica o il supporto medico specialistico, ma può potenziarne enormemente gli effetti, perché lavora là dove tutto ha origine: nel sistema di percezione, risposta e significato che il cervello attribuisce alle sensazioni provenienti dalla zona vulvare.
Tempistiche di miglioramento nel trattamento della vulvodinia con ipnosi
Molte pazienti mi chiedono: “Quanto tempo ci vorrà per sentire meno dolore?“.
Sebbene ogni percorso sia unico, posso condividere alcuni pattern temporali che ho osservato:
- Prime 2-3 sedute: molte donne riportano un primo sollievo generale, soprattutto in termini di riduzione dell’ansia e maggiore capacità di rilassarsi.
- Dopo 4-6 sedute: solitamente si osserva una diminuzione misurabile dell’intensità del dolore vulvare e periodi più lunghi senza sintomi.
- Dopo 8-10 sedute: per molte pazienti, il dolore da vulvodinia cessa di essere il centro dell’attenzione quotidiana e si riprende il controllo sulla propria vita intima.
Una domanda fondamentale che pongo alle mie pazienti dopo qualche seduta è: “Come sarebbe la tua vita se il dolore vulvare non fosse più al centro della tua attenzione?“.
Le risposte a questa domanda spesso diventano la bussola del nostro lavoro insieme verso una vita libera dal dolore cronico. dai al tuo corpo.
Liberati dal dolore vulvare: l’ipnosi clinica come soluzione alla vulvodinia cronica
Se sei arrivata a leggere queste righe, probabilmente ti sei riconosciuta in molte delle esperienze che ho descritto. Vorrei che portassi con te questo messaggio fondamentale: non sei sbagliata. Non sei danneggiata. Non sei sola nella tua esperienza di dolore vulvare.
La vulvodinia è un problema reale, scientificamente riconosciuto, ma non è un destino inevitabile. Con il giusto supporto terapeutico, la comprensione profonda dei meccanismi neurobiologici in gioco e strumenti efficaci come l’ipnosi clinica, il sollievo dal dolore vulvare è possibile.
Se stai vivendo con un dolore vulvare che nessuno sembra comprendere pienamente, meriti qualcuno che ti ascolti davvero, che creda nella realtà del tuo dolore e che ti accompagni con competenza clinica e rispetto nel tuo percorso di guarigione dalla vulvodinia.
Ti invito a fare il primo passo concreto verso una vita libera dal dolore vulvare: prenota una consulenza iniziale gratuita di 30 minuti, in uno spazio riservato e accogliente, dove potremo:
- Discutere della tua specifica esperienza di vulvodinia
- Esplorare come l’ipnosi clinica potrebbe aiutarti nel tuo caso particolare
- Rispondere a tutte le tue domande sul trattamento
- Valutare insieme se questo approccio terapeutico è adatto alla tua situazione
Durante questo primo incontro, non ci sarà alcun obbligo di proseguire – l’obiettivo è darti tutte le informazioni necessarie per una scelta consapevole sul tuo percorso di cura.
Il primo passo verso la guarigione dal dolore vulvare cronico è credere che sia possibile. Il secondo è trovare il professionista giusto per accompagnarti in questo percorso di liberazione.
Domande frequenti sull’ipnosi e la vulvodinia
L’ipnosi è sicura per chi soffre di vulvodinia?
Sì. L’ipnosi clinica è una tecnica sicura, validata scientificamente e priva di effetti collaterali. È personalizzata e rispettosa dei tuoi tempi e dei tuoi vissuti.
Devo “credere” nell’ipnosi perché funzioni?
No, non serve crederci in modo cieco. Serve solo essere disponibili a lasciarsi guidare in un processo naturale e collaborativo. Anche chi è scettico può trarne beneficio.
Quante sedute servono per ottenere risultati?
Dipende dal caso. Alcune donne sentono cambiamenti già dopo 3-4 incontri. Altre richiedono un percorso più lungo. In genere, si lavora in modo mirato e progressivo.
L’ipnosi sostituisce le cure mediche o la fisioterapia?
No. L’ipnosi non sostituisce, ma integra e potenzia gli altri trattamenti. È particolarmente utile quando il dolore persiste nonostante le terapie fisiche o farmacologiche.
Posso fare ipnosi anche se ho avuto esperienze traumatiche?
Assolutamente sì. L’ipnosi è uno strumento delicato che può aiutarti ad affrontare in modo graduale anche vissuti complessi o traumatici, con grande rispetto della tua storia.
Bibliografia
- Montgomery, G. H., DuHamel, K. N., & Redd, W. H. (2000). A meta-analysis of hypnotically induced analgesia: How effective is hypnosis? International Journal of Clinical and Experimental Hypnosis, 48(2), 138–153.
- Pukall, C. F., Kandyba, K., Amsel, R., & Khalifé, S. (2007). Pelvic floor muscle awareness and pain report in women with vulvar vestibulitis syndrome. Journal of Reproductive Medicine, 52(3), 139–147.
- Frederick, C., & McNeal, S. (1999). Inner Strengths: Contemporary Psychotherapy and Hypnosis for Ego Strengthening. Routledge.
- Rainville, P., Carrier, B., Hofbauer, R. K., Bushnell, M. C., & Duncan, G. H. (1997). Dissociation of sensory and affective dimensions of pain using hypnotic modulation. Pain, 82(2), 159–171.
- Goldstein, A. T., Pukall, C. F., Brown, C., Bergeron, S., Stein, A., & Kellogg-Spadt, S. (2016). Vulvodynia: Assessment and Treatment. Journal of Sexual Medicine, 13(4), 572–590.
